Ultima modifica: 30 Gennaio 2025

Il dialetto come ponte tra le generazioni: terza edizione di “Cara, vègia Nuara”

con la partecipazione del corso serale

del liceo delle Scienze Umane “Contessa Tornielli Bellini”

 

Il 19 gennaio 2025, presso l’Arengo del Broletto, si è svolta la terza edizione dell’evento “Cara, vègia Nuara”, organizzato dalla Pro Loco Novara in collaborazione con le principali associazioni dialettali della città. L’iniziativa si è inserita nel Calendario gaudenziano ed è coincisa con la 13esima Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali, istituita dall’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia, a partire proprio da Novara. L’obiettivo principale dell’evento è stato sensibilizzare le istituzioni e le comunità locali sull’importanza di preservare i dialetti, un patrimonio culturale materiale e immateriale che rischia di scomparire.

Quest’anno, il nostro Liceo ha partecipato all’iniziativa con un esperimento originale e ben riuscito. È stata tradotta una storiella scandalosa apparsa all’inizio del Novecento su un giornale locale, La Rana, prima in italiano e poi in dialetto campano. Il racconto, intitolato “L’aventura dal sciürLimunada, è stato letto in dialetto novarese da Silvano Crepaldi, presidente della Consulta per la Novaresità, e successivamente riproposto in dialetto partenopeo da Salvatore Starita, padre di Marta, unallieva del nostro corso serale. Marta ha accompagnato la lettura con una riflessione sull’importanza di trasmettere il dialetto alle nuove generazioni, ribadendo come il dialetto non sia solo una lingua, ma un ponte che collega il passato al presente.

 

In un mondo che tende a omologarsi, mantenere vive le lingue dialettali significa resistere alla standardizzazione e preservare una parte fondamentale della nostra identità. Trasmetterlo ai giovani non è solo un atto di conservazione, ma un’opportunità per riscoprire radici, tradizioni e valori che ci appartengono. Ogni parola dialettale racconta una storia, unemozione, un legame profondo con il nostro territorio. Insegnare il dialetto ai giovani è quindi un gesto di rispetto verso la nostra memoria collettiva e un invito a non dimenticare ciò che ci rende unici come comunità.