Ultima modifica: 7 Maggio 2017
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A. Barbaglia, La Locanda dell’Ultima Solitudine

“Le storie non sono create. Le storie capitano???

(da A. Barbaglia, La Locanda dell’Ultima Solitudine)

 

 

Sarò sincero con il lettore: mentre scrivo queste righe non sono sicuro di quello che salterà fuori. Forse una semplice recensione dell’incontro con lo scrittore novarese Alessandro Barbaglia che ha presentato il suo romanzo nell’Auditorium del nostro Liceo durante la mattinata del 27 aprile, la presentazione dei fatti, delle scene, delle espressioni di quel momento, o forse qualcosa di più personale, che mi riguardi direttamente, che racconti il mio parere, le mie impressioni.

Di una cosa, però, sono certo: Alessandro Barbaglia è come il suo romanzo, trasmette emozioni, sogni, speranze che sarebbe ingiusto -e inadeguato- descrivere soltanto attraverso una recensione. Un tramonto non si può guardare con gli occhiali da sole, le costellazioni non si contemplano osservando una stella alla volta. Quindi questo non sarà il resoconto di una giornata passata ad ascoltare uno scrittore, ma il racconto di un alunno appassionato.

Alessandro Barbaglia nasce nel 1980 a Borgomanero, frequenta il Liceo Classico e coltiva il suo amore per la letteratura: è libraio, poeta, narratore di storie. La sua opera- La Locanda dell’Ultima Solitudine pubblicata da Mondadori nel gennaio di quest’anno- parla come molti altri romanzi di sentimenti, di personaggi speciali, di luoghi così veri da sembrare irreali.

La sua scrittura, tuttavia, è magica: si rivolge al lettore con delicatezza ed entusiasmo quasi volesse entrare nella vita di ciascuno a piccoli passi silenziosi, quasi fosse in ascolto di quanto ognuno pensa e sente mentre legge la sua storia.

E lui è così: durante l’incontro sembra essere venuto ad ascoltare, non a parlare, con gesti accorti, teatrali riesce a strappare più di un sorriso, ad affascinare il pubblico e a stupirlo. I suoi occhi portano gli sguardi in un mondo nuovo, in un luogo che esiste davvero- lo scoglio di Punta Chiappa, in Liguria- dove si trova una Locanda “fatta di poche stanze e una sola certezza: se sai arrivarci, facendo tutto quel sentiero buio che ci vuol poco a perdersi, è il posto più bello del mondo???.

Qui i  personaggi (Libero, Viola, il cane Vieniqui, Don Piter, Margherita, l’uomo coi baffi) si incontrano, si sfiorano, si danno appuntamento, intrecciano le loro vite ciascuno alla ricerca di un proprio posto nel mondo. L’importante è saper aspettare, dice lo scrittore, se qualcosa nella vita non accade è perché non l’hai aspettato abbastanza e, alla fine della storia, ci si chiede: se quello è il posto più bello del mondo è meglio  andarsene o restare? A questa domanda, caro lettore, tu e solo tu potrai rispondere.

L’alunno appassionato che ha scritto tutto questo è Matteo Marina (III B).