Ultima modifica: 30 Aprile 2017
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Noi del Serale al Binario 21

 

 

Binario 21  ̶  2 marzo 2017

Noi studenti del corso serale del Liceo economico-sociale abbiamo partecipato a una uscita didattica a Milano, al Binario 21, esperienza che ha suscitato in tutti noi numerose riflessioni e sgomento.
Ogni storia ha un punto di partenza e uno d’arrivo. Noi abbiamo fatto un viaggio nella Memoria che ricostruisce una delle migliaia di storie che compongono il disperato quadro di quegli anni bui: il 30 gennaio 1944 un convoglio RSH4 partì da un binario fantasma – il cosiddetto Binario 21 – nascosto sotto la Stazione Centrale di Milano, trasportando 605 persone verso la fine della Storia, ovvero Auschwitz.
Si tratta di una storia tutta italiana di cui, grazie a questo viaggio d’istruzione, siamo stati viaggiatori partecipi, perché è una tragedia che non riguarda solo gli ebrei, ma l’umanità intera. Ogni tappa del viaggio che la Storia ha compiuto per fare arrivare tanti innocenti alle camere a gas avrebbe potuto essere cambiata dall’intervento umano. Pochi allora ebbero il coraggio o l’incoscienza di disubbidire alle leggi, agli ordini; quei pochi furono fondamentali, ma non sufficienti.
Da qui la volontà di Liliana Segre, deportata ad Auschwitz insieme al padre il 30 gennaio 1944, di porre all’ingresso del memoriale del Binario 21 la scritta “INDIFFERENZA??? a caratteri cubitali.
Scritta che sta a indicare non solo l’indifferenza dei soldati che deportavano le persone verso i campi di sterminio, ma anche l’indifferenza delle persone che vedevano, ma non agivano.
Prima della guerra questo luogo era un centro di smistamento postale; fu requisito dopo che furono emanate le leggi razziali e da quel momento iniziò la deportazione.
La guida ci ha condotti verso tre vagoni che al tempo furono utilizzati per deportare le persone; davvero forte e commovente è stato entrare in uno di quei vagoni per cercare di capire come potessero sentirsi le persone che venivano chiuse al loro interno.
Ci siamo poi spostati di fronte al carrello elevatore che veniva usato per spostare i vagoni del treno; quello che colpisce è il cartello: “VIETATO IL TRASPORTO DI PERSONE???. Fu messo dalle Poste per evitare che gli addetti allo smistamento salissero sui vagoni, ma è divenuto simbolo della disumanizzazione dei deportati.
L’ultima parte della visita di questo memoriale è stato il corridoio dove, poste a terra, ci sono le targhe con le date e la destinazione dei treni che partirono da Milano; sul muro vengono proiettati i nomi delle 774 persone deportate: di loro, solo 27 fecero ritorno.
Questo è stato il senso del viaggio che abbiamo fatto, un viaggio in cui ognuno di noi si è sentito protagonista e non spettatore e, alla fine, diverso o semplicemente più attento alla lettura della realtà, forse un po’ più capace di uscire per tempo dai binari che ci rendono con tanta facilità indifferenti al male, soprattutto quando crediamo che esso non ci appartenga.